Cretto di Alberto Burri
Gibellina, l’utopia del borgo salvato dall’arte, nasce dalla tragedia del terremoto del 1968 del Belice.
E’ il gigantesco monumento della morte che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città, infatti sorge nello stesso luogo dove una volta vi erano case e vie ridotte in macerie dal terremoto e attualmente “cementificate” dall’opera di Burri. Quando Alberto Burri visitò questo paese completamente distrutto, ebbe l’idea di creare un un luogo che potesse rimanere nella memoria, di chi lo visita, per sempre, a ricordo del tragico evento.
Il cretto è una tra le opere d’Arte contemporanea più estese al mondo e appare come una serie di fratture di cemento sul terreno, il cui valore artistico risiede nel congelamento della memoria storica di un paese.
Cretto di Alberto Burri
L’opera, che sul piano formale riproduce la tipologia dei Cretti realizzati dall’artista negli anni Settanta, si estende in scala monumentale lungo il pendio della collina, sulle macerie della città.
Il Cretto si compone di ventidue cubi di cemento bianco che rievocano la struttura delle abitazioni sottostanti: un labirinto che può essere percorso camminando tra gli spazi che separano i blocchi e ricordano le antiche strade del paese.