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Santa Maria sopra Minerva

L’area attualmente occupata dalla basilica e dall’ex-convento corrisponde ad un’ampia zona sacra di epoca romana che ospitava i templi dedicati a Minerva ad Iside e a Seràpide. Nel sec. VIII, papa Zaccaria, concesse l’oratorio alle monache basiliane fuggite da Costantinopoli che, nel 1266, passò ai frati domenicani. Pochi anni dopo, i frati, iniziarono la costruzione della chiesa gotica a tre navate. L’esterno appare sobrio con una facciata semplice in stile romanico abruzzese. L’interno, oltre ad ospitare le spoglie di personaggi illustri tra cui Santa Caterina da Siena, custodisce numerose opere d’arte e di grande valore come la statua in marmo del Cristo della Minerva di Michelangelo Buonarroti, il monumento Memoria a Maria Ricci progettato e eseguito da Gian Lorenzo Bernini senza tralasciare la Cappella Carafa con il ciclo di affreschi di Filippino Lippi.

Roma – Santa Maria sopra Minerva

 

Il Pulcino della Minerva

L’obelisco, in granito rosa che fu portato a Roma in età imperiale, è uno dei tredici obelischi antichi presenti ed è anche il più piccolo. Fu posizionato, probabilmente, nell’area dove oggi si trova. In seguito ad un crollo rimase sepolto per molto tempo, fino a quando non venne riscoperto dai padri Domenicani  che occupavano il convento accanto alla chiesa, nel 1665. 

Il piccolo monumento fu voluto da Papa Alessandro VII e i primi che presentarono un progetto per il basamento dell’obelisco furono i Domenicani visto che la loro chiesa e il convento si affacciano sulla piazza, ma il papa bocciò il loro progetto e diede l’incarico a Gian Lorenzo Bernini. 

Secondo la leggenda i monaci domenicani, risentiti perché il Papa aveva respinto il loro progetto, criticarono aspramente Bernini perché, secondo loro, l’elefantino non avrebbe potuto reggere il peso dell’obelisco.  Alla fine, il maestro, dovette cedere alla pressione dei padri e

realizzò un riempimento sotto la pancia dell’animale coprendolo con una sella e una gualdrappa.

Però, per rappresaglia, il Bernini, orientò il… sedere dell’elefante in modo che fosse rivolto verso il convento dei Domenicani, con la coda alzata in modo poco rispettoso.

Il piccolo monumento divenne vittima dell’umorismo pungente dei romani che lo ribattezzarono  “Porcino della Minerva”, alludendo al suo aspetto tarchiato. Nel tempo questa espressione venne modifica in “purcino”, forma dialettale romana che sta ad indicare il pulcino, nomignolo con il quale viene ancora chiamato.